venerdì 16 giugno 2017

PICCOLA RACCOLTA DI STORIE INCREDIBILI #6


Ironie Française

"Non appena si avvicinava agli ultimi capitoli, gli eroi dei suoi romanzi gli si sgretolavano tra le mani. Provava in tutti i modi a metterli in salvo, ma c'era sempre qualche fatalità che glieli portava via."


Il libro di oggi è "Martin il romanziere" di Marcel Aymé, raccolta di racconti pubblicata recentemente da L'orma editore. Autore oggi poco conosciuto, Aymè è quello che si può considerare a tutti gli effetti un "classico minore", da riscoprire, nonostante la fama e gli attestati di stima (apprezzato da Queneau e Simenon tra gli altri) durante la sua attività letteraria.



I racconti all'interno di questo libro sono stati tratti da 4 diverse raccolte, tutte edite in Francia da Gallimard, e risultano l'approccio migliore all'autore essendo la storia breve la forma in cui riesce meglio a mostrare il suo stile e a sprigionare la sua fantasia. 

Aymé é difatti un autore "fantastico" e "ironico" nei veri sensi dei termini, riuscendo spesso attraverso lo sfondo fantastico, a volte propriamente paradossale, dei suoi racconti a mostrare lati della società e inclinazioni dell'animo umano, e ad analizzarli con un acume e un ironia unici nel suo tempo.


A esempio di quanto riportato sopra basti pensare all'assurdità che fa da sfondo a  "La carta del tempo" , nel quale si ipotizza l'utilizzo di una carta che ridurrà il tempo vitale dei soggetti "inutili", per far fronte alle difficoltà economiche della guerra, garantendogli solo un certo numero di giorni di esistenza ogni mese oppure all'incredibile ubiquitarietà di "Sabine" o alla particolare condizione di "Martin il romanziere" di non riuscire a terminare un opera senza la morte dei suoi protagonisti.


In conclusione consiglio vivamente di scoprire la lettura di Aymé, autore certamente sottovalutato, che in un continuo turbinio di risate e colpi di scena riesce, in un modo o nell'altro, a colmare un vuoto in una ideale biblioteca del '900: quello dell'ironia.


I racconti di un racconto

In questa nostra cavalcata all'interno del fantastico abbiamo per ora tralasciato un intero sottogenere che spesso viene fatto coincidere col genere stesso: il fantasy. 

Partiamo quindi per questa esplorazione di mondi lontani e magici con un titolo a noi vicinissimo nel tempo e nello spazio: "Il racconto dei racconti" (2015) di Matteo Garrone.
Adattamento di racconti tratti dalla raccolta di fiabe "Lo cunto de li cunti" di Giambattista Basile, il film mette in scena tre episodi distinti, uniti da due fili: uno di trama piuttosto sottile e uno di intenti decisamente evidente. 
In tutti e tre i racconti abbiamo dei regnanti come protagonisti: nel primo una regina ossessionata dal desiderio di maternità, fino alle estreme conseguenze; nel secondo un re, schiavo dei propri desideri carnali e vittima delle trame di due avide sorelle; ed infine nel terzo un regnante talmente assorto nell'accudire una pulce gigante da negligere completamente la sua unica figlia.

Garrone dimostra con questa pellicola di avere ben presente che nel fantasy l'estetica deve avere una dignità almeno pari con la narrazione: il film è un vero piacere per gli occhi, con inquadrature mai banali o patinate. Ad aiutarlo in questo una cura scenografica, fotografica e del trucco assolutamente di primo livello, con un ricorso rarissimo alla computer grafica. 
Venendo invece alla narrazione, il trait d'union dei tre episodi consiste nella rappresentazione dell'ossessione e nel desiderio senza confini o ritegno che provano i nostri protagonisti, ciascuno rivolgendolo ad oggetti diversi. Il film ci riporta così da un mondo magico e fatato rapidamente indietro nella nostra realtà e umanità, con tutte le sue aberrazioni, spogliandosi dell'epicità di solito riservata a questo genere di film e restituendoci quindi dei racconti di un racconto: quello del genere umano.






Nessun commento:

Posta un commento